Avevo un grande sogno: diventare la nuova Dacia Maraini, simbolo di intelligenza, femminismo, cultura e impegno sociale. Da bambina firmavo le pagine rivoluzionarie del mio diario segreto pensando che un giorno mi avrebbero stanato come Anna Frank. Tenevo comizi all’oratorio come se fossi una scrittrice di spessore, una femminista che lascia il segno, una voce autorevole alla Emma Goldman che nessuno sa chi è. Ma anche una Benedetta Parodi eh.. che fai la butti via?
Ed eccomi qui – oggi – a farmi scrivere questa sinossi da Chat GPT, che senza conoscermi dice di me: “ Alice racconta il suo goffo tentativo di raggiungere un ideale inarrivabile. Ogni giorno cerca di leggere testi impegnati e profondi, ma finisce a scorrere meme su internet. Vorrebbe comporre pagine memorabili, ma si perde nei pensieri su come pagare l’affitto o su cosa cucinare per cena”. Chi gliel’ha detto? Come lo sa?
“Volevo essere” è una riflessione ironica e autoironica sul peso degli ideali, sul femminismo vissuto nel quotidiano e sulla difficoltà di trovare una voce propria in un mondo che sembra sempre chiedere di essere qualcun altro.